sabato 30 novembre 2013

Basta editori a pagamento alle fiere del libro

La conferenza stampa per presentare PiùLibri Più Liberi 2013, XII edizione della Fiera della piccola e media editoria di Roma, si è svolta esattamente come era prevedibile: tutti i conferenzieri invitati a parlare sono intervenuti per dire quanto siano importanti i libri e la cultura, e quanto questa fiera sia fondamentale per contribuire a diffonderli.

Fabio Del Giudice, direttore della Fiera, non ha risparmiato toni (auto)celebrativi per gli ottimi risultati raggiunti, per il ricchissimo programma, per le collaborazioni istituzionali che sostengono il progetto, per l'abilità dell'organizzazione nell'assoldare “collaboratori che lavorano gratis” (sic), e per innumerevoli altre virtù di questa fiera che è arrivata alla dodicesima edizione nel 2013, e che quindi è stata battezzata “con il nuovo secolo, anzi, col nuovo millennio”.
Nessuna autocritica è arrivata neanche da parte di Enrico Iacometti, fondatore e coordinatore della fiera e fino a giugno scorso Presidente del Gruppo Piccoli Editori dell'AIE, che ha invece elencato le numerose difficoltà della piccola editoria, che sopravviverebbe solo grazie a “coraggio e passione” degli editori (scordandosi però di ringraziare i contributi economici degli autori che, di fatto, fanno la differenza per molti piccoli editori a pagamento e doppio binario tra cui Iacometti stesso con Sovera Edizioni e Armando Editore).


Niente di nuovo né di imprevedibile dunque da parte dei rappresentanti di Più Libri Più Liberi. Quello che, a mio parere, è arrivato inaspettato, è stato l'intervento conclusivo di Marco Polillo, Presidente dell'Associazione Italiana Editori, che ha esordito dicendo che la famosa frase: “L'Italia è un paese che c'è”, andrebbe coniugata diversamente in: “L'Italia è un paese che ci sarebbe”. Secondo Polillo “l'errore è quello di accontentarci del risultato minimo immediato”, mentre è necessario guardare avanti, sul lungo periodo, a un progetto di più ampio respiro, che è l'unico modo realistico di cambiare e migliorare lo stato attuale dell'editoria. Riferendosi quindi esplicitamente alla Fiera che sta per aprire i battenti della sua XII edizione, ha invitato gli organizzatori a non limitarsi a concentrare tutte le energie nei pochi giorni della fiera, ma a lavorare perché sforzi e risultati si estendano al resto dell'anno e soprattutto al futuro del libro, perché altrimenti ogni volta si ricomincia da capo, ci si dichiara soddisfatti dell'edizione appena realizzata, ci si accontenta del risultato raggiunto, ma non si compiono concreti passi in avanti per rinnovare e migliorare il mondo del libro e della lettura.

Certo, niente di rivoluzionario. Né ci si può aspettare alcunché di sorprendente da una conferenza stampa ufficiale. Ma non ho potuto non rilevare nell'intervento di Polillo una piccola stonatura nel main theme auto-celebrativo degli organizzatori.
E non è la prima volta che il Presidente dell'AIE esprime opinioni non compiacenti, come quando ha dichiarato pubblicamente di essere “contrarissimo” all'editoria apagamento definendo semplici “stampatori” gli editori che chiedono il famoso contributo agli autori, e questo nonostante all'epoca della dichiarazione, proprio il fondatore di Più Libri Più Liberi, Enrico Iacometti (editore doppio binario che rivendica la validità dell'editoria a pagamento nonostante sia palesemente in contrasto con l'art. 118 della legge sul Diritto d'Autore 633/1941*), fosse Presidente del Gruppo Piccoli Editori dell'AIE.

Fa piacere che Polillo prenda posizione, Ma non basta. E certo non deve essere facile per lui presiedere la più importante associazione di editori italiana sapendo che molti associati agiscono quotidianamente non solo in contrasto con la legge sul Diritto D'Autore, ma adottando prassi alle quali il Presidente stesso è “contrarissimo”. Ma è proprio per questo che bisogna rivolgersi a lui nel chiedere un intervento deciso su quanto egli stesso condanna, auspicando che, proprio grazie al suo ruolo di Presidente dell'AIE, Polillo promuova attivamente il cambiamento necessario (magari attraverso una vera e propria regolamentazione) per rinnovare l'editoria, il mondo del libro e della lettura in modo sostanziale, non accontentandoci del momento di ebbrezza che segue una sua condivisibile o importante dichiarazione, ma chiedendogli di concretizzare le parole attraverso iniziative e decisioni con effetti incisivi anche nel lungo periodo, esattamente come Polillo stesso suggerisce agli organizzatori di Più Libri Più Liberi.

Per esempio, una strategia concreta per contrastare finalmente l'editoria a pagamento sarebbe cominciare ad escludere dalle fiere del libro TUTTI gli editori che chiedono contributi agli autori e mettono sulle loro spalle il rischio d'impresa sotto qualunque forma (contributi in denaro, impegno contrattuale all'acquisto di copie, pagamento delle royalty solo dopo un certo numero di copie vendute, ecc).

Qualcuno potrebbe obbiettare che in questo modo le fiere del libro perderebbero un consistente introito, senza il quale magari non potrebbero neanche esistere. Obiezione inesistente visto che gli stand occupati dagli editori a pagamento sarebbero rimpiazzati da stand di editori NON a pagamento, dunque alla fine non ci sarebbe nessuna perdita economica per la fiera! Perché dunque non...

Ops.

Il fondatore e coordinatore della fiera Più Libri Più Liberi, Enrico Iacometti, è un editore a pagamento doppio binario, che cioè in alcuni casi pubblica a proprie spese, in altri chiede contributi agli autori per pubblicarli.

Siamo di fronte a un vero e proprio conflitto di interessi, perché le alternative sono due, entrambe utopiche: o Iacometti si autoesclude come editore dalla fiera che lui stesso ha fondato e coordina da 12 anni, oppure si assume la responsabilità di aver sbagliato a praticare l'editoria a pagamento e rinuncia (questo sì che sarebbe un buon esempio) a chiedere il contributo agli autori per pubblicarli.

Dunque, essendo realistici, per Più Libri Più Liberi nulla cambierà. E dispiace, perché la più grande fiera italiana della piccola e media editoria perde l'occasione di poter stabilire una volta per tutte non solo che l'autore fa la sua parte dell'accordo di edizione cedendo i diritti sull'opera e l'editore investendo sulla pubblicazione, come è giusto che sia e come è previsto dalla legge sul Diritto d'Autore, ma ristabilirebbe finalmente il ruolo dell'editore come soggetto culturale, che investe e scommette sul valore della scrittura e degli autori, e non come imprenditore a metà, che si accaparra i diritti sull'opera facendosi pagare dall'autore e che lo pubblica solo se paga.

Eppure chiedere che le fiere del libro escludano l'editoria a pagamento non è utopico, se si pensa che esistono già dei precedenti: la fiera Codice A Sbarre inaugurata a Firenze la scorsa estate e il FLEP, Festival delle letterature popolari, la cui seconda edizione si è svolta a Roma a settembre scorso, e la fiera Liberi Sulla Carta, che ha realizzato la sua quinta edizione nel borgo di Farfa a settembre scorso, tutte fiere che hanno stabilito e osservato la regola di non affittare gli spazi espositivi a editori a pagamento. Ottimi segnali dunque, dalle fiere del libro più "giovani".

Ci si augura a questo punto che altre fiere, e sempre di più, seguano la strada aperta da Codice A Sbarre, dal FLEP e da Liberi Sulla Carta, e contribuiscano tutte insieme a stabilire una volta per tutte delle regole per un'editoria etica che rispetta il ruolo e il lavoro dell'autore e che rivendica e onora il proprio ruolo di soggetto culturale.

Per dire basta all'editoria a pagamento, cominciamo a escluderla dalle fiere del libro.

Carolina Cutolo



INFO
A proposito di editoria a pagamento a Più Libri Più Liberi, consigliamo la visione di Contributi d'autore, video realizzato da Scrittori in Causa e Scrittori Precari che raccoglie una serie di interviste a editori durante la scorsa edizione di Più Libri Più Liberi. Tra gli intervistati Enrico Iacometti, fondatore e coordinatore di Più Libri Più Liberi e editore doppio binario.


* L'art. 118 della Legge sul Diritto d'Autore (633/1941), definisce così il contratto di edizione: «Il contratto con il quale l'autore concede ad un editore l'esercizio del diritto di pubblicare per le stampe, per conto e a spese dell'editore stesso, l'opera dell'ingegno».