martedì 2 maggio 2017

Esordio letterario: la parola agli editor

Spesso ci scrivono aspiranti scrittori chiedendoci consigli concreti per ottenere un esordio letterario dignitoso, in molti giustamente aborrono l'idea di cedere alle false lusinghe dell'editoria a pagamento pur rilevando l'estrema difficoltà di farsi leggere e pubblicare da editori realmente visibili sul mercato editoriale, ma in molti purtroppo considerano ancora l'editoria a pagamento l'unico modo per farsi pubblicare, solitamente giustificando il totale autogol di pagare per pubblicare con la solfa che "tanto i grandi editori pubblicano solo i raccomandati o i volti della tv".

Per rispondere ai primi e sperare di scoraggiare definitivamente i secondi dall'autolesionismo dell'EAP, vi segnaliamo un ottimo e interessante articolo pubblicato su Vice da Vanni Santoni, scrittore e editor della fortunatissima collana di narrativa dell'editore Tunué. L'articolo riporta il punto di vista, l'esperienza e le riflessioni di sei dei più importanti editor italiani:

Carlo Carabba - Editor narrativa italiana Mondadori

Antonio Franchini - Direttore editoriale Giunti 

Luigi Brioschi - Direttore editoriale Guanda

Gianluca Foglia - Direttore editoriale Feltrinelli

Nicola Lagioia - Editor narrativa Minimum fax

Paolo Repetti - Direttore editoriale Einaudi Stile Libero

Consigliamo VIVAMENTE a tutti gli aspiranti scrittori che desiderano avere un quadro realistico e aggiornato della situazione dell'esordio letterario in Italia di leggere e rileggere questo articolo, di cui riportiamo l'incipit.
Buona lettura:


Che cos'è la "bolla degli esordienti", perché è scoppiata e come ha cambiato la nostra letteratura: ne abbiamo parlato con sei dei più importanti editor italiani. 
 
Di Vanni Santoni

Da quando mi sono ritrovato a dirigere una collana di narrativa distintasi negli anni anzitutto per lo scouting e la scoperta di nuovi autori, mi sono interessato con sempre maggiore attenzione alla questione dell'esordio: una collana, del resto, più che dalle intenzioni di chi la cura, prende la propria identità dai primi libri che pubblica.

Capita però un giorno, durante una presentazione della collana presso una scuola di scrittura ed editoria, che una ragazza del pubblico alzi la mano e mi dica, "Sicuro che dieci anni fa i vari Barison, Labbate, Bernardi, li avresti presi tutti tu?" Era una domanda interessante, che onestà intellettuale imponeva di prendere sul serio. Alcuni dei nove romanzi pubblicati fino a quel momento non erano invisibili: avevano vinto o ricevuto menzioni a premi per esordienti, erano rappresentati da agenti di peso o giungevano comunque da autori che avevano scritto racconti su riviste letterarie lette dagli addetti.

È naturale che la fede nel proprio lavoro porti a darsi ogni merito, ma io stesso avevo notato una tendenza generale del campo editoriale, che quella domanda in qualche modo rimarcava: se prima le cosiddette major lanciavano esordienti con una certa facilità, adesso si facevano sempre più scrupoli, al punto che un libro evidentemente eccellente e già piuttosto compiuto come Dalle rovine di Luciano Funetta era stato rifiutato da una ventina di case editrici prima di arrivare da noi.

Che il decennio da poco trascorso, quello in cui mi ero formato prima come autore e poi come editor, e che quindi era la mia "acqua", fosse in realtà un'anomalia? Che avessimo appena vissuto una sorta di "bolla degli esordienti"? Una bolla che adesso era esplosa, facendo tornare la funzione di ricerca e sviluppo ai piccoli editori e rendendo nuovamente molto difficile l'esordio con una major? C'era un solo modo per appurarlo: chiedere a chi c'era da prima di me...